FAQ

Domande frequenti su Gustavo Adolfo Rol
(a cura di Franco Rol, febbraio 2014, con aggiornamenti successivi)

 Rol

(Foto © Archivio Franco Rol)

 

  • 1) Chi era Gustavo Adolfo Rol?

    Un Maestro spirituale illuminato (che cioè ha raggiunto quello stato chiamato dalla tradizione orientale samadhi nirvana satori ), di orientamento cristiano-cattolico, vissuto in Italia nel XX secolo (1903-1994) dotato di numerosi "poteri paranormali", che lui definiva "possibilità". Di famiglia benestante, plurilaureato (Giurisprudenza, Economia, Biologia clinico-medica), sempre elegantemente vestito e provvisto di una cultura enciclopedica, amante delle arti, suonava il violino e il pianoforte ed era pittore ed antiquario, dopo aver lavorato in banca per circa un decennio negli anni giovanili.
    Conobbe durante la sua vita famosi personaggi del suo secolo, da capi di stato ad artisti, ma anche molta gente comune di tutte le professioni ed estrazioni sociali.
    Mise le sue "possibilità" sempre al servizio del prossimo.


 

  • 2) Quanti e quali erano i suoi poteri paranormali o possibilità?

    Chi scrive ha suddiviso la fenomenologia in 50 classi distinte (erano 49 fino al 2020), anche se contigue, tra cui si annoverano: chiaroveggenza, telepatia, precognizione, retrocognizione, telecinesi, materializzazione e smaterializzazione di oggetti, bilocazione, levitazione, viaggi nel tempo, potere di guarigione, xenoglossia, folgorazione, diagnosi di malattie (endoscopia e visione dell'aura), traslazione o agilità, [p.s. 2020: resuscitazione (del cugino Franco Rol)], ecc.. Queste possibilità si esprimevano o in maniera spontanea in qualunque situazione della vita quotidiana (Rol poteva per esempio fermare uno sconosciuto per la strada e dirgli che aveva fatto male a prendere una determinata decisione e che non avrebbe più dovuto vedere la tal persona o fare la tal cosa, oppure poteva invitarlo a fare degli esami medici in una specifica area del corpo, ravvisando un problema di salute) oppure tramite esperimenti, come lui stesso li definiva, che faceva o a casa propria o a casa di altri. Tali esperimenti erano codificati e standardizzati, e ripetevano sempre i medesimi schemi, che potevano essere assimilati e verificati di continuo dai presenti (in media tra le 5 e le 10 persone) i quali peraltro partecipavano attivamente allo svolgimento, laddove Rol forniva solo qualche direttiva. Veniva deciso un argomento di conversazione, ad esempio l'arte moderna, e Rol chiedeva ai presenti una caratteristica peculiare di questa arte, o una lista di pittori, quindi veniva estratta a sorte, molto spesso per mezzo di carte da gioco, quale risposta o opinione dovesse essere scelta; veniva poi deciso di cercare tale risposta o opinione in una enciclopedia o in un libro qualunque presente in casa o portato da uno dei convenuti, usando di nuovo le carte da gioco come sistema di scelta casuale: ad esempio, un ospite sceglieva il libro, un altro estraeva, dal mazzo portato da lui e ancora impacchettato e mai passato per le mani di Rol,tre carte a caso che avrebbero indicato la pagina (le figure valevano zero), e a un terzo ospite Rol poteva chiedere se preferiva la prima o l'ultima riga, oppure una qualunque altra. Al termine di queste scelte aleatorie si apriva il libro designato, alla pagina designata, alla riga designata e si trovava la stessa frase detta casualmente da uno dei presenti all'inizio dell'esperimento. In altri esperimenti tutti i presenti sceglievano un foglio di carta bianca A4 da una risma nuova, lo piegavano in quattro o otto, se lo mettevano in tasca o nello scollo del vestito, poi veniva scelto l'argomento e attraverso un procedimento analogo al precedente la frase poteva comparire scritta su uno dei fogli dei presenti, oppure potevano comparire degli acquerelli con la pittura ancora fresca, o qualsiasi tipo di immagine, scritto o disegno referente al soggetto scelto casualmente all'inizio dell'esperimento. In mezzo al foglio poteva anche fare la comparsa un oggetto di piccole dimensioni, come una medaglia, una moneta, un ciondolo, etc.. In altri esperimenti venivano materializzati oggetti di più grandi dimensioni in luoghi della casa scelti dai presenti.


 

  • 3) Rol era nato con queste possibilità, oppure le ha scoperte in qualche momento della sua vita?

    Rol è stato un bambino introverso e sensibile, molto intuitivo, caratteristiche che lo hanno predisposto a intraprendere un percorso di osservazione della realtà e di se stesso così come a percepire l’esistenza di una dimensione superiore e più complessa di quella umana, ben presto qualificata come spirituale. L’intreccio di aspirazione mistica e analisi razionale di quanto lo circondava, unito a curiosità, testardaggine e volontà lo ha condotto alla convinzione, all’età di 22 anni, che sarebbe stato possibile indovinare il colore delle carte da gioco senza vederle, dopo essere passato casualmente davanti alla vetrina di un tabaccaio dove erano esposti dei mazzi. Si trattò di una sfida iniziata quasi per gioco, ma dopo due anni di tentativi riuscì ad indovinare tutte e 52 le carte di un mazzo. Quel giorno era mercoledì 27 luglio 1927 e si trovava a Parigi; il 28 scrisse sulla sua agenda di lavoro:

    «Ho scoperto una tremenda legge che lega il colore verde, la quinta musicale ed il calore. Ho perduto la gioia di vivere. La potenza mi fa paura. Non scriverò più nulla!»

    A partire da quel momento negli anni successivi andò sviluppando tutte le sue possibilità.

    Rol giovane 1924


 

  • 4) Che cosa significa questa “legge” da lui scoperta, e perché l’ha definita “tremenda”?

    Vediamo innanzitutto questa dichiarazione di Rol del 1987: «Cominciai con le carte: perché non doveva essere possibile conoscere il colore di una carta coperta? Provai e riprovai, ma per molto tempo senza risultati. Poi un giorno guardando un arcobaleno ebbi la folgorazione: mi resi conto che il verde era il colore centrale, quello che teneva uniti gli altri. Misurai la vibrazione del verde e scoprii che era la stessa della quinta musicale, e che corrispondeva a un certo grado di calore. Così cominciai a indovinare esattamente le carte e, a poco a poco, a fare tutte le altre cose...» Al di là delle effettive corrispondenze fisiche, questa “legge” può essere collocata nella prospettiva dello yoga, e in generale in una condizione della mente che durante un profondo stato meditativo sia in grado di visualizzare il colore verde (Rol aveva specificato: smeraldo) e contemporaneamente “sentire” con l’orecchio interiore una quinta musicale (ovvero un accordo di due note, come ad esempio do-sol) analoga all’OM della tradizione indù. In tale condizione si può giungere a sviluppare un “calore psichico” analogo al prana o al tum-no della tradizione tibetana, che crea condizioni favorevoli di sensibilità e percezione e può condurre a uno stato non-duale, ovvero a una condizione di distacco assoluto che favorisce l’emergere di determinati poteri psichici. Questo tuttavia non è che l’inizio del percorso. Rol definisce questa legge “tremenda” per le sue caratteristiche di shock psichico e di spersonalizzazione di chi la sperimenta. La Potenza dello Spirito non è “amministrabile” da chi non è preparato a riceverla, ed è per questo che esiste una storia millenaria presso tutti i popoli di insegnamenti che si tramandano da Maestro a discepolo, o anche per vie più sottili, e che rientrano in canoni abbastanza standardizzati nella sostanza e che formano le regole dell’Iniziazione. La mancanza di un Maestro non impedisce l’accesso a questa Energia-assenza-di-Energia, ma rende le cose molto più difficili e anche pericolose, potendo condurre persino allo squilibrio psichico o alla morte. Dopo la sua scoperta, Rol ha passato almeno un anno con gravi problemi di salute.


 

  • 5) Perché diceva di non avere nulla a che vedere con la parapsicologia e negava di essere medium, sensitivo o mago?

    Rol ha frequentemente preso le distanze dalle definizioni che giornalisti poco informati o conoscenti superficiali hanno spesso dato di lui, come "sensitivo". "medium", "mago" e simili. Ecco qualche esempio:

    «Io non sono né un guaritore né un mago. Io non conosco che un Grandissimo Mago: Dio»
    (da una lettera del 07/02/1965 pubblicata in: "Io sono la grondaia", Giunti, 2000, p. 164)

    «Ho sempre protestato di non essere un sensitivo, un veggente, medium, taumaturgo o altro del genere»
    (lettera pubblicata su "La Stampa" il 03/09/1978, p. 3)

    «Io non sono un sensitivo né un medium e non ho mai voluto che si legasse il mio nome alla magia, allo spiritismo ed alla Parapsicologia»
    (lettera pubblicata su "La Stampa" il 11/07/1986, p. 3)

    «Quando si parla di me, non voglio che si adoperino mai termini come mago, medium, sedute spiritiche, aldilà e cose del genere»
    (1977, in: Allegri, R., "Rol l’incredibile", 1986, p. 18).

    «Non faccio che ripetere di non essere un veggente, né un sensitivo né un indovino e neppure un parapsicologo»
    (lettera pubblicata sulla rivista "Astra" il 01/08/1987, p. 89)

    Qualsiasi Maestro spirituale autentico, illuminato, si dichiarerebbe estraneo alla parapsicologia, e Rol è in Occidente il primo e l’unico “soggetto” dotato di possibilità paranormali a rifiutare di essere incluso in questo ambito di studio, cosa che invece è ben accolta o persino ricercata da coloro che Maestri non sono. Un Maestro realizzato infatti, ovvero qualcuno che ha raggiunto un elevato livello spirituale e al tempo stesso ha dato prova di essere dotato di queste possibilità, che in ambito cristiano vengono definite generalmente carismi o doni dello Spirito, e in Oriente siddhi, o compimenti/realizzazioni (e si può parlare in tal caso di Siddha Guru) considera l’attenzione data dalla parapsicologia ai “poteri della mente” come del tutto sproporzionata rispetto al loro reale valore, che è solo secondario e strumentale ad un insegnamento spirituale (ovvero a una comprensione reale di questo mondo e delle dimensioni ad esso collegate). Se per l’essere umano ordinario queste cose rappresentano una specie di conquista sul piano evolutivo, per l’essere realizzato non sono che conseguenze del suo stato, alle quali dà una importanza molto relativa e funzionale quasi solamente alla conversione del prossimo.
    Alle sue origini, la parapsicologia studiava soprattutto persone in stato di sonnambulismo o trance indotta dalle pratiche del magnetismo animale, poi sono cominciate a comparire nel corso del XIX secolo persone che autoprovocavano questi stati, ovvero i medium, dando prova nei casi autentici di poteri psichici fuori dall’ordinario. Ma l’induzione o l’autoinduzione di tali stati non è cosa difficile da ottenere, e non ha nulla a che vedere con la completezza che può dimostrare un Maestro, il quale non solo non ha bisogno di perdere la sua coscienza ma possiede una gamma molto più vasta di possibilità che ai medium è preclusa e una conoscenza in grado di elevare coloro che gli stanno intorno. Rol non andava in trance, aveva possibilità ben più vaste di qualunque medium studiato dalla parapsicologia e la sua influenza spirituale si sta diffondendo anche, e soprattutto, dopo la sua morte.
    A differenza del medium invece, il mago mantiene il suo stato di coscienza, e certamente un Maestro è anche mago, ma non è un mago. Un mago autentico che non sia maestro è un individuo non evoluto spiritualmente, e certamente molto limitato nell’esprimere la sua “magia”. Come il medium, anch’egli attinge a determinate possibilità della psiche umana e della natura, ma non è in grado di elevarsi al di sopra di esse (perché non è in grado di rinunciare completamente al proprio ego, mentre nel caso del medium vi è la totale sottomissione, per non dire possessione, a forze che non è in grado di gestire). Quanto invece alla definizione di “sensitivo”, se inteso come aggettivo allora un Maestro – come nel caso di Rol – è anche sensitivo, mentre non è solo un “sensitivo” se inteso come sostantivo, nel qual caso indica una persona che non ha necessariamente fatto un qualche tipo di percorso spirituale o esoterico, e che non presenta alterazioni dello stato di coscienza, ma è spontaneamente dotata di una sensibilità non comune in grado di esprimere alcuni poteri psichici di base come la chiaroveggenza, la telepatia e la precognizione, mai tuttavia in maniera perentoria e precisa (come nel caso di Rol), bensì in maniera più vaga o saltuaria anche se con risultati positivi al di sopra della media statistica. È quest’ultima categoria di persone che in effetti la parapsicologia ha maggiormente cercato nella seconda metà del XX secolo, tentando esperimenti statistici con persone comuni per vedere se qualcuna di esse era più “sensitiva” di altre, con risultati che tuttavia, visti da un ottica spirituale, sono ben poco interessanti, pur se al di sopra della media statistica. Qui sotto, il titolo di un articolo su Rol sulla "Domenica del Corriere" nel 1978.

    ne medium ne mago


 

  • 6) Rol ha mai dato qualche definizione di se stesso?

    Oltre a quanto visto in precedenza, Rol ha anche negato di essere una persona speciale, ad esempio come quando rispose ad un giornalista: «Ma è sicuro che io sia importante per la sua inchiesta? Io sono una persona qualsiasi. Non ho niente a che vedere con i medium, i guaritori, gli spiritisti che lei intervista. Quello è un mondo lontano dalla mia mentalità. I miei modesti esperimenti fanno parte della scienza. Sono cose che in un futuro tutti gli uomini potranno realizzare».

    Forse la prima volta, e una delle rare, che Rol diede una definizione di se stesso, fu in un articolo del 1977 sulla rivista Gente, firmato da Renzo Allegri, ma scritto da Rol in terza persona: 

    «Rol non è soltanto l’«uomo dell’impossibile», ... [egli] lavora e si dedica continuamente al prossimo.» 

    Alla fine degli anni '80 suggerirà alla giornalista G. Dembech di usare in un libro che parlasse di lui il titolo: "Gustavo Adolfo Rol. Il grande precursore", con questo volendo sottolineare una funzione precisa in una prospettiva storica. 

    Quindi, l'uomo dell'impossibileil grande precursore, a cui occorre aggiungere un'altra importante definzione scritta da lui stesso nel 1978, quella di grondaia

    «Io debbo necessariamente agire con ‘spontaneità’, quasi “sotto l'impulso di un ordine ignoto” come disse Goethe. Mi sono definito “la grondaia che convoglia l'acqua che cade dal tetto”. Non é quindi la grondaia che va analizzata, bensì l'acqua e le ragioni per le quali “quella Pioggia” si manifesta. Non é studiando questi fenomeni a valle che si può giungere a stabilirne l'essenza, bensì più in alto dove ha sede lo “spirito intelligente” che già fa parte di quel Meraviglioso che non é necessario identificare con Dio per riconoscerne l'esistenza. Nel Meraviglioso c'é l'Armonia riassunta del Tutto e questa definizione é valida tanto per chi ammette quanto per chi nega Dio.»

    grondaia

    Inoltre, in una lettera privata indirizzata al sig. Beppe Rho del 22/09/1978 (e condivisa sulla pagina facebook dedicata a G.A.R. il 22/01) Rol si definisce «portavoce di Colui che è il Padrone di tutti». Questo il brano per esteso: «Se io fossi qualcuno, (oso dire... portavoce di Colui che è il Padrone di tutti) scriverei solamente queste parole: "Bravo, Rho, Dio è con Te e lo meriti"».

    C'è infine un'altra definizione di Rol di se stesso, scritta sotto il piano della sua scrivania nel 1945, e che era essenzialmente il modo in cui preferiva essere visto dagli altri nella vita quotidiana: «Cultore d'arte e pittore, musicista»


 

  • 7) Rol faceva sedute spiritiche?

    No. In una seduta spiritica generalmente un gruppo di persone si ritrova intorno a un tavolo e con la direzione di un medium in trance o anche senza di esso entra in contatto con uno o più presunti spiriti dei defunti, o per semplice invocazione – con le mani dei presenti appoggiate sul tavolo a contatto le une con le altre – o con l’uso di un pannello con le lettere dell’alfabeto, dove il medium da solo o congiuntamente con i presenti lascia che uno “spirito” risponda alle loro domande usando la sua mano che si muove autonomamente spostando un qualche tipo di indicatore per determinare le lettere della risposta. Rol non ha mai fatto nulla del genere, dal momento che: 1) non andava in trance; 2) non invocava nessun defunto, visto che sosteneva che “i defunti non sono tra di noi”, ma in alcuni casi chiedeva l’assistenza – se così si può dire – di quello che lui chiamava “spirito intelligente” (si veda più avanti); 3) la finalità dei suoi esperimenti era diversa da quella delle sedute spiritiche: in queste ultime si cerca di ottenere informazioni sull’“aldilà” o il conforto di un parente deceduto, mentre gli esperimenti di Rol avevano come fine la dimostrazione sia delle potenzialità dell’essere umano quando sappia mettersi in sintonia con una dimensione più profonda del Cosmo, sia l’effettiva realtà di questa stessa dimensione, spirituale, fuori dal tempo e identificabile con Dio. L’unica eccezione alla regola che “i defunti non sono tra di noi” Rol la faceva per fornire conforto a chi aveva magari appena perduto un congiunto, dicendogli di vederlo al suo fianco e fornendo l’identikit preciso della persona in questione. Si trattava però di situazioni particolari, strettamente private e senza alcun rito di sorta, e non si trattava comunque del defunto vero e proprio, ma del suo “spirito intelligente”.


 

  • 8) Che cos’è lo “spirito intelligente”?

    Rol afferma che ogni cosa animata o inanimata possiede uno “spirito”, e così l’essere umano, che però prende l’attributo di “intelligente” per le caratteristiche peculiari della sua coscienza. Queste due tipologie di “spirito”, differenti solo per grado, sono presenti sia nel momento di esistenza della cosa o dell’essere umano, sia successivamente alla sua distruzione, ovvero alla sua morte. Si tratta di una sorta di “film” della cosa o dell’individuo, una sua riproduzione contenente tutte le informazioni che lo riguardano, tutta la sua storia dalla nascita alla morte. Se ad esempio Rol chiede allo “spirito intelligente” di Leonardo Da Vinci di “partecipare” ad un esperimento e materializzare un dipinto su un foglio bianco, la “memoria eterea” di Leonardo, conservata nell’Archivio dell’Universo, potrà realizzarlo grazie alla mediazione di Rol, sorta di catalizzatore e rivitalizzatore di tale memoria... Tuttavia il dipinto che lo spirito intelligente di Leonardo realizzerà rientrerà nei canoni artistici del suo genio, e non potrà dipingere con uno stile diverso dal suo, né potrà rappresentare soggetti che in vita non ha rappresentato, così come il personaggio di un film non può volontariamente cambiare ruolo o fare cose diverse da quelle fatte in quel film. Ne consegue inoltre, rimanendo a tale analogia, che è possibile identificare l’“anima” con l’attore, il quale potrebbe anche interpretare altri ruoli. Secondo Rol infatti, «l’anima torna a Dio», una espressione suscettibile di varie interpretazioni. La Tradizione metafisica sostiene che un Maestro illuminato può ritornare sulla Terra volontariamente, per continuare o completare una missione di carattere spirituale. Diverso sarebbe il destino invece per coloro che in vita non hanno raggiunto un livello spirituale sufficiente tale da consentire una sopravvivenza post-mortem. Infatti per chi è rimasto al livello della materia alla materia ritornerà...


 

  • 9) Rol credeva alla reincarnazione?

    No, sebbene sia un tema controverso. Alcuni, una minoranza, sostengono che Rol vi credesse, in genere coloro che già credevano a questa teoria prima di conoscerlo, e hanno interpretato alcune sue allusioni o metafore in senso letterale, confermando le loro convinzioni. Chi scrive ha trattato ampiamente la questione nel libro Il simbolismo di Rol, dimostrando sulla base delle dichiarazioni di Rol stesso e della tradizione metafisica che egli non vi credesse. Certo la teoria in questione, da un punto di vista exoterico, è rassicurante e soddisfa la ragione... Vi è in essa del vero, come del vero vi è nel racconto del Genesi su Adamo ed Eva. Ma certamente non da un punto di vista letterale. Restando alle dichiarazioni di Rol, egli ha affermato:

    «Tutto ciò che sin qui si è pensato e si è fatto nel campo del soprannaturale è ben lungi dalla verità. I concetti che si hanno sullo spiritismo e, soprattutto, sulla reincarnazione sono inadeguati se non addirittura falsi» (lettera autografa, 1951)

    «Non esiste la reincarnazione, non ci credo!» (registrazione audio, anni ’70)

    Al seguito di un articolo di una giornalista che aveva scritto che Rol «giunge ad alludere a se stesso come ad una reincarnazione» di Napoleone Bonaparte, Rol aveva risposto in una lettera alla rivista:
    «Nulla di più falso: una simile affermazione va contro ogni mio principio religioso e filosofico.» (1987) (cfr. pdf della lettera integrale qui)

    Infine, l’affermazione di alcuni che Rol fosse ambiguo su questa materia per non urtare la Chiesa Cattolica non ha nessun fondamento. Le dichiarazioni appena menzionate, senza il filtro di terzi, non lasciano spazio ad ambiguità di sorta. Per ulteriori approfondimenti su questo tema, si cfr. il libro Il simbolismo di Rol.


 

  • 10) La Chiesa Cattolica ha mai espresso un parere ufficiale su Rol?

    No, ma sono note le attestazioni personali di stima di alcuni ecclesiastici, come il cardinale Maurilio Fossati, che fu Arcivescovo di Torino, o Don Andrea Bava che celebrava nella parrocchia di San Vito.

    Don Piero Gallo, che fu parroco della chiesa dei SS. Pietro e Paolo nel quartiere San Salvario, il quartiere dove abitava Rol, che non conobbe se non in maniera fugace all’ospedale Molinette poco prima della sua morte, ebbe modo di farsi una opinione in base alle testimonianze di molte persone che nel quartiere lo avevano conosciuto, dichiarando in occasioni diverse che Rol «ha fatto brillare l’intelligenza di Dio in molti luoghi», ed è stato un «uomo straordinario... caritatevole, affettuoso, umile e sempre ottimista anche nelle sofferenze, una chiara impronta mariana... per aver fatto risalire a Dio i suoi poteri. (...) Si può affermare che abbia vissuto una “santità laica” per quanto ha fatto verso gli umili, indigenti e sofferenti...» e infine che «col suo esempio ha fatto sì che molti individui si avvicinassero ancora di più alla Chiesa».

    Lo scrittore cattolico Vittorio Messori, che conobbe Rol, scriveva nel 2004 che la sua vita è stata «una vita non solo da gentiluomo probo ma anche da credente praticante, che spesso qualcuno scopriva assorto in preghiera in una delle cappelle in penombra della Consolata ... Se mi volle conoscere è perché voleva congratularsi per le cose "cattoliche" che scrivevo e mi confermò più volte – anche nell'ultima telefonata che mi fece – che si riconosceva in pieno nell'ortodossia della Chiesa».

    La giornalista di Avvenire Monica Mondo, che conobbe Rol, scrisse sul quotidiano cattolico di aver «detto con Rol un bel po’ d’Avemarie», e che a lui, «che non si mise mai in mostra e non chiese mai nulla per sé, importava davvvero fare del bene, darsi pena degli ammalati, prestarsi col denaro, una parola buona o la sua virtù di cui lui stesso non sapeva darsi spiegazioni (un dono di Dio, diceva, di cui devo rendere conto, e usare per Dio).»

    Rol ha avuto contatti con tutti i livelli della gerarchia cattolica, arrivando a quanto pare a incontrare anche Papa Pio XII. La sua considerazione per l’istituzione della Chiesa, così come per i santi della sua tradizione, era rilevante, molto rispettosa e devota. Conobbe San Pio da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo, del quale teneva una foto sullo scrittoio del suo studio, insieme a quelle del parroco di San Secondo di Pinerolo, don Giovanni Battista Martina, che considerava un santo, e padre Eugenio Ferrarotti, che fu sacerdote prima a Torino e poi esorcista a Genova negli anni ‘50.

    Il fatto che la Chiesa ancora non si sia espressa ufficialmente è dovuto con ogni probabilità all’attesa di un quadro più completo della vicenda umana e spirituale di Rol, i cui particolari sono emersi e stanno ancora emergendo solo in anni recenti.


 

  • 11) Che cos’è la “coscienza sublime”?

    Rol diede varie definizioni, una delle quali è la seguente:

    «Lo stato di coscienza sublime è l’unione con l’Assoluto, un Tutto, un’interezza senza separazione alcuna».

    È grazie a questo stato che Rol era in grado di esprimere le sue possibilità e di fare i suoi esperimenti.
    Chi scrive ha messo in relazione la coscienza sublime con stati analoghi delle tradizioni metafisiche, come ad esempio il nirvana o samadhi della tradizione indù e il satori di quella zen. Il Maestro realizzato che ha raggiunto questo livello spirituale ottiene come conseguenza non cercata quelle che la tradizione indù chiama siddhi, che sono appunto le possibilità di Rol.


 

  • 12) Rol chiedeva denaro per mostrare i suoi esperimenti o dare i suoi consigli “paranormali” a chi lo avvicinava?

    No, assolutamente, sarebbe stato assurdo e inconcepibile per un Maestro come lui (e per qualsiasi Maestro autentico), che aveva come unico scopo quello di aiutare gli altri e dimostrare per quanto possibile l’esistenza di Dio e che “la morte non esiste”. Piuttosto, è Rol che ha donato denaro sia a singoli che a istituzioni caritatevoli, spesso anonimamente.


 

  • 13) Quale era la sua fonte di rendita?

    Rol è nato in una famiglia benestante, anche se lavoratrice. Tuttavia, non è mai stato un mantenuto e ha iniziato a lavorare a 22 anni come funzionario bancario della Banca Commerciale Italiana, di cui il padre Vittorio era stato fondatore e direttore della sede di Torino. Si è spostato attraverso varie filiali in giro per l’Europa (Marsiglia, Parigi, Londra, Edimburgo, Genova, Casablanca, Sestriere) nel corso di quasi un decennio, fino alle sue dimissioni nel 1934, poche settimane dopo la morte del padre.
    Durante il soggiorno di Marsiglia (1925-1926) ha avuto qualche difficoltà economica, per volersi mantenere esclusivamente con il suo salario, senza aiuto dalla famiglia. Per questo, arrotondava suonando il violino nei cinema come accompagnamento musicale dei film muti.
    Successivamente alla morte del padre, Rol amministrò i beni di famiglia e iniziò a lavorare freelance come antiquario e traduttore di inglese e francese, e a vendere anche i primi quadri. Negli anni ’40 aprì un negozio di antiquariato nel centro storico di Torino, che tenne fino agli anni ’60, quando la pittura divenne la sua unica (e occasionale) fonte di rendita. Una oculata amministrazione delle proprie risorse nel corso degli anni gli ha consentito una vecchiaia senza preoccupazioni economiche, potendo impiegare tutto il tempo possibile a fare del bene al suo prossimo.


 

  • 14) I quadri di Rol possono essere visti in qualche museo? Esistono dei cataloghi?

    Rol ha dipinto un centinaio di quadri, forse 150, non esiste al momento un catalogo generale delle sue opere, ma solo due cataloghi parziali riferentisi alle due mostre tenutesi nel 2000 al Sermig di Torino e nel 2005 presso il castello di Guarene, in provincia di Cuneo (una cinquantina in tutto). Al momento fanno parte di collezioni private, e non sono previste altre mostre.


 

  • 15) Perché Rol è diventato conosciuto soprattutto dopo la sua morte?

    Rol non ha mai cercato i riflettori, ha sempre mantenuto un profilo riservato e ha spesso chiesto ai pochi giornalisti che ha conosciuto, così come ai suoi amici, di parlare di lui solo dopo la sua morte. Questo perché una attenzione esagerata dei media gli avrebbe impedito in primo luogo di vivere tranquillo e in secondo luogo di essere utile al suo prossimo in maniera mirata ed efficace, in quanto avrebbe dovuto lasciare disattese innumerevoli richieste di aiuto che gli sarebbero giunte non appena le sue possibilità fossero divenute popolari, per non parlare di eventuali mitomani od esaltati. L’ultima cosa che Rol desiderava era vedere la coda fuori dal suo portone, o la sua persona tirata in ballo qua e là in dibattiti televisivi.


 

  • 16) Rol ha avuto discepoli o adepti? Chi sono coloro che hanno testimoniato e testimoniano su di lui?

    No, non ci sono né discepoli – perché Rol non si è mai presentato nelle vesti “ufficiali” di Maestro – né adepti, perché non era al vertice di alcun tipo di setta o società segreta. Anche sotto questo punto di vista, egli era una persona apparentemente normale, circondato da amici e conoscenti, spesso frequentando personalità dell’alta società internazionale, sia perché per tradizione familiare era il suo ambiente ideale, sia perché cercando di influenzare beneficamente coloro che stanno ai vertici poteva sperare di ottenere risultati “a cascata” a valle. Questo non gli ha impedito di frequentare tutte le classi sociali e categorie professionali, e coloro che oggi testimoniano su di lui sono molti di quelli che lo conobbero come amici, conoscenti o anche casuali testimoni di situazioni uniche senza sapere chi era.


 

  • 17) Rol faceva gli esperimenti solo a casa sua?

    No, al contrario si potrebbe dire che li faceva soprattutto a casa di terzi, spesso di suoi amici. Anche questo era un modo per togliere l’attenzione su di lui e il suo contesto, visto che il suo appartamento di Torino, con vista sul Parco del Valentino, era arredato elegantemente con pregiati pezzi di antiquariato e cimeli napoleonici, quasi una casa museo dall’atmosfera molto suggestiva. Per evitare quindi anche un certo senso di soggezione che il personaggio e il suo contesto potevano suscitare in alcuni, Rol sceglieva gli appartamenti più “normali” dei suoi amici, dove poteva sentirsi perfettamente a suo agio e mettere a proprio agio anche gli ospiti, che avevano quindi la sensazione che Rol fosse un invitato quanto loro, un loro “pari”, il che contribuiva ad una atmosfera rilassata e cordiale, una condizione molto importante per la riuscita degli esperimenti. Negli anni ’60 ad esempio a Rol piaceva andare a casa di Franca Pinto o dei coniugi Pierlorenzo e Giuliana Rappelli o dei cugini Franco ed Elda Rol, negli anni ’70 a casa dei coniugi Giorgio e Domenica Visca o a casa di Remo Lugli, e così via. Qui sotto, una serata di esperimenti nel gennaio 1979, a casa dei Visca a Torino (foto di Gabriele Milani, © Archivio Franco Rol)

    Rol esperimenti


 

  • 18) C’è chi sostiene che Rol fosse soltanto un sofisticato illusionista, perché?

    Si tratta di una affermazione comune tra gli illusionisti che non hanno conosciuto Rol e in generale tra tutti gli scettici o anche solo i dubbiosi che non hanno approfondito a sufficienza la sua storia. Le ragioni principali alla base di questo punto di vista sono tre: 1) Rol faceva uso molto spesso di carte da gioco; 2) Rol non si è mai sottoposto a un controllo scientifico secondo gli standard della scienza moderna; 3) la varietà e straordinarietà dei prodigi e miracoli che gli sono attribuiti sarebbe semplicemente impossibile, frutto di trucchi, suggestione o invenzione degli stessi testimoni. Il “paranormale” d’altronde non è mai stato dimostrato.


 

  • 19) Rol ha mai fatto qualche gioco di prestigio?

    Possiamo dare una risposta solo sulla base di due elementi: 1) le testimonianze su di lui; 2) gli esperimenti. Nel primo caso, nessuno ha mai riferito di avergli visto fare dei giochi di prestigio in età adulta, mentre vi è un fraintendimento di un giornalista sul fatto che a Rol da bambino piaceva dilettarsi talvolta con giochi di prestigio. In realtà chi scrive è andato alla fonte di questo racconto (una nipote argentina di Rol nata nel 1926, quando Rol aveva già 23 anni) la quale aveva semplicemente dichiarato che Rol da giovane (e non da bambino) faceva dei “giochi” con le carte, il che è vero, visto che iniziò a sperimentare a 22 anni con le carte, che sono alla base della sua scoperta. E siccome questi "giochi", che in realtà sono esperimenti matematici, non hanno nulla a che vedere con i giochi di prestigio (chi scrive non solo vi ha presenziato, ma concorda con Rol che chiunque, nelle sue stesse condizioni, sarebbe in grado di effettuarli), ne consegue che per quanto concerne l’attuale biografia di Rol, egli non abbia mai fatto giochi di prestigio. Talvolta ha però fatto qualche scherzo a qualcuno per mettere alla prova il suo senso critico, o anche solo per ridere, visto che Rol era anche un gran burlone ed anzi sfruttava le situazioni spiritose per sdrammatizzare i “giochi” veri che potevano lasciare sgomenti per non dire in panico alcuni ospiti al primo incontro.


 

  • 20) Qualcuno ha mai riferito di aver scoperto un qualche tipo di trucco o inganno nei suoi esperimenti?

    No, nessuno che abbia conosciuto e frequentato Rol – tra cui si annoverano anche molti scettici che poi si sono arresi all'evidenza – lo ha mai riferito (e sono passati quasi 100 anni da quando ha iniziato a manifestare le sue possibilità, ovvero nel 1927, e 29 dalla sua morte nel 1994).


 

  • 21) Gli illusionisti affermano di poter replicare tutti i prodigi di Rol, è vero?

    È vero solo che lo affermino, hanno spesso dichiarato di poter replicare tutti i fenomeni attribuiti a Rol. Ma si tratta di puro e semplice illusionismo verbale e mediatico... perché è impossibile replicare la maggior parte di questi fenomeni. In generale, ciò che gli illusionisti sono in grado di replicare sono gli effetti di alcuni dei fenomeni attribuiti a Rol, mentre ciò che non sono assolutamente in grado di replicare sono le condizioni nelle quali Rol si poneva o si trovava. Per fare un esempio molto banale che già facemmo anni fa, si potrebbe replicare l’effetto di Gesù che cammina sull’acqua (come ha fatto l’illusionista Dynamo sul Tamigi), ma non le condizioni in cui egli si trovava (il plexiglass trasparente non era ancora stato inventato e nemmeno il montaggio sapiente dei fotogrammi dell’evento...). In certi casi nemmeno un effetto può essere replicato, e non vi è qui lo spazio per fare la lista completa di quali episodi o fenomeni è impossibile la replica, ma pensiamo in primo luogo ai casi di chiaroveggenza, di telepatia, di guarigioni e di precognizione (il “caso Cini” può costituire un ottimo esempio, ma se ne potrebbero fare moltissimi altri), ma anche alle stesse carte da gioco (si veda più avanti).


 

  • 22) Rol ha mai accettato di mostrare i suoi esperimenti anche a degli illusionisti?

    Sì, non ha mai avuto preconcetti verso la categoria, anche perché selezionava le persone in base al cuore e non in base alla professione, oppure anche in base a una sorta di strategia iniziatica (che non sempre sembrerebbe abbia avuto successo, come nei casi di persone che ebbero modo di deluderlo). Gli illusionisti che hanno conosciuto Rol sono 5, due professionisti di livello internazionale (Alexander e Binarelli) e tre dilettanti (Ermanno e Carlo Buffa di Perrero, Giuseppe Vercelli). Tutti e 5 hanno avuto una ottima opinione di Rol, 4 di loro hanno visto gli esperimenti (escluso Alexander, che però ha testimoniato un episodio personale di chiaroveggenza), e 3 di loro lo hanno riferito in scritti o in interviste (escluso Ermanno Buffa di Perrero, padre di Carlo, morto nel 1982). Tutti e tre concordano, del resto con altre centinaia di testimoni, che negli esperimenti di Rol da loro visti non vi fosse alcun tipo di trucco. In particolare, Carlo Buffa ha più volte cercato di “incastrare” amichevolmente Rol per vedere se, cambiando senza preavviso le condizioni dell’esperimento, questo sarebbe riuscito lo stesso. E l’esperimento riusciva comunque (cfr. la pagina Contro gli scettici).


 

  • 23) Perché alla base di molti esperimenti c’erano le carte da gioco?

    Come si è visto, le carte da gioco sono alla base della scoperta di Rol. Ma l’uso che egli ne fece successivamente è legato principalmente alla loro funzione di strumento matematico, ovvero di generatore di un ordine a partire da condizioni aleatorie. Tale ordine era costruito casualmente eppure teleologicamente con la partecipazione di tutti i presenti, Rol non agendo se non come motore immobile, ovvero come un direttore d’orchestra che si limita a coordinare i vari strumenti.
    Spiegare in poche righe come le carte venivano applicate a certi esperimenti non è possibile. Ci limitiamo a ripetere quanto abbiamo scritto in altra sede, ovvero come funzionava lo schema più semplice:
    «Un esperimento “facile”, per iniziare la serata, poteva essere fatto con due mazzi: veniva invitato per esempio l’ospite A a prendere il suo mazzo, mai toccato da Rol, e a mescolarlo, quindi a porlo davanti a sé e tagliare in un punto qualunque, mostrando la carta del taglio, poniamo l’asso di cuori. Rol invitava poi l’ospite B a prendere il suo mazzo, a mescolarlo e a porlo davanti a sé, quindi per usare magari un metodo diverso e sempre totalmente aleatorio chiedeva all’ospite C un numero da 1 a 52; questi per esempio diceva 22, e allora Rol diceva all’ospite B: “tolga 21 carte dalla cima del suo mazzo, poi giri la ventiduesima: dovrebbe essere l’asso di cuori”. L’ospite B toglieva una ad una con circospezione le carte, arrivava alla ventiduesima, la girava ed era l’asso di cuori.
    Gli esperimenti poi proseguivano più o meno sullo stesso schema, aumentando di volta in volta la complessità e la aleatorietà, chiedendo per esempio all’ospite D la prima parola che gli veniva in mente, di contare poi le lettere di quella parola e di sommarle alle lettere di un’altra parola detta dall’ospite E poco prima, quindi di andare a prendere un libro qualsiasi da uno scaffale e di cercare il capitolo il cui numero era stato determinato dalla precedente addizione, e in questa pagina, la prima parola o la prima riga era la stessa che Rol prima dell’esperimento aveva scritto su un foglio davanti a sé e mostrato ai presenti. E così via, in ordine crescente. Questi esperimenti venivano fatti spesso a decine in una serata».

    Nel libro di Franco Rol "L'Uomo dell'Impossibile" (Vol. II) è stato pubblicato un esteso dossier su esperimenti risalenti agli anni '10 e '20 del secolo scorso, e svoltisi a Bruxelles, che presentano molte analogie con quelli basilari di Rol, e ne costituiscono l'unico possibile paragone (qui sotto, una immagine dai quaderni originali ora parte dell'Archivio dell'autore).

    Poutet_Stasia_Rol


 

  • 24) Cosa pensava della scienza? Ha mai incontrato degli scienziati?

    Rol ebbe modo di dichiarare che se la sua predisposizione non lo avesse portato a una ricerca prevalentemente spirituale, avrebbe certamente rivolto il suo interesse principale alla scienza. Peraltro aveva ottime conoscenze in fisica, biologia e medicina e valorizzava le conquiste scientifiche, almeno fino al punto in cui queste non si trovassero in opposizione alla sviluppo spirituale degli esseri umani. In ambito medico ha sempre indirizzato chi aveva bisogno di cure agli specialisti e alla medicina ufficiale, prima di intervenire eventualmente lui stesso con le sue possibilità terapeutiche. Ha incontrato molti scienziati, anche di fama (come Albert Einstein ed Enrico Fermi) ed ha profetizzato che in un futuro non molto lontano i suoi esperimenti saranno spiegati dalla scienza e diverranno parte integrante di essa.


 

  • 25) Perché non si è sottoposto a una verifica scientifica delle sue possibilità?

    Rol non era contrario a una sperimentazione scientifica delle sue possibilità, anzi, si può dire che ha cercato tutta la vita qualcuno in campo scientifico che fosse adatto a recepire le sue conoscenze e si prestasse a un tirocinio lungo e approfondito come di regola avviene in campo spirituale (si parla in tali casi di iniziazione). Nessuna sperimentazione che non avesse rispettato questo criterio poteva essere contemplata, per la natura stessa delle cose e non certo per un vezzo di Rol. Per la stessa ragione per cui non sarebbe concepibile mettere un jet supersonico nelle mani di un bambino, o usare testi universitari in prima elementare, la scienza di Rol, che era Scienza Sacra, presupponeva e presuppone tutta una serie di preparativi non solo cognitivi, ma soprattutto empatici, ovvero l’individuo che vuole apprendere deve essere maturo interiormente, deve avere soggiogato il proprio ego, non deve avere interessi personali, deve aver sviluppate qualità come l’intuizione, l’immaginazione, la spontaneità, deve essere in grado di calmare completamente la mente, e via dicendo... Ovvero: prima di passare alla fase “operativa” della meccanica degli esperimenti di Rol, un aspirante allievo deve aver fatto molta strada sul cammino della elevazione spirituale. Rol sosteneva che chiunque, nelle sue condizioni, sarebbe stato in grado di fare i suoi stessi esperimenti. Il fatto è che occorre raggiungere quelle condizioni... In una conversazione registrata negli anni ’70 e pubblicata ne Il simbolismo di Rol, Rol dice al giornalista Remo Lugli:

    «Guarda Lugli, se tu avessi vent’anni e se io sapessi che ho i mezzi per mantenerti senza che tu abbia da studiare [lavorare], io ti metterei sotto, e nel giro di dieci anni ti metterei in grado di fare tutte le cose che faccio...».

    Oltre alla preparazione degli “esaminatori” di Rol, che quindi avrebbero dovuto essere persone preparate e con le quali Rol avesse instaurato un rapporto di amicizia e confidenza, un elemento essenziale per la riuscita degli esperimenti, che poi è legato al prerequisito appena menzionato, era il fatto che Rol dovesse sentirsi a proprio agio e non vincolato a un condizionamento psicologico come il dover effettuare un certo esperimento, o ripetere a più riprese lo stesso schema di esperimento per raggiungere un risultato prestabilito. Il suo stato d’animo era un elemento fondamentale per la dinamica degli esperimenti, e non potrebbe essere altrimenti dal momento che è implicata la coscienza – e più specificatamente quella chiamata da Rol coscienza sublime – e c’è una relazione imprescindibile tra questa e la materia, tra questa e il tempo, tra questa e lo spazio, ecc.
    La coscienza sublime è un po’ come il famoso negozio di cristalleria dove sarebbe meglio non far entrare gli elefanti... E crediamo per ora di esserci spiegati (ulteriori considerazioni alla pagina biografica Wikipedia alternativa).

    p.s. Aggiornamento settembre 2019: in merito a queste ultime FAQ, segnaliamo l'approfondimento (in pdf) Le 10 principali fake news degli scettici su Gustavo Adolfo Rol, 25 pagine di dettagliata contestazione alle disinformazioni e ai disinformatori, o detto in termini piú espliciti ai BUGIARDI.


 

  • 26) Esiste una spiegazione scientifica dei suoi esperimenti?

    Una formulazione integrale non è stata ancora fatta, ma chi scrive ha già fornito in vari contesti elementi sufficienti per sapere dove guardare. Nessuna formulazione scientifica può comunque essere esauriente senza le corrette premesse spirituali, e per semplicità abbiamo indicato nella teoria e pratica dello yoga il punto da cui partire, a cui integrare evidentemente alcune teorie della fisica, soprattutto del XX secolo.


 

  • 27) Rol ha mai scritto e pubblicato suoi libri?

    Oltre a tutte le qualità personali e artistiche, Rol era anche un ottimo scrittore. Così lo descriveva Alberto Bevilacqua nel 2000: «...ci si trova di fronte a uno scrittore di rara intensità, a un pensatore, e a un filosofo del credo religioso, di enorme portata».
    Bevilacqua commentava il libro di scritti autografi di Rol, curato da Catterina Ferrari dopo la sua morte (“Io sono la grondaia...” Diari, lettere, riflessioni di Gustavo Adolfo Rol, Giunti, 2000), uno dei testi più importanti che lo riguardano, perché “scritto” da lui. Altri diari e lettere sono state pubblicate dopo la sua morte, ma Rol non ha mai pubblicato nulla quando era in vita. Da giovane, prima della scoperta del 1927, stava scrivendo un libro di filosofia e pensieri spirituali, poi accantonò il progetto. Negli anni ’50 dichiarò a un giornalista che stava scrivendo un libro intitolato Le quattro mura intorno, ma è rimasto per ora inedito, e non è sicuro che esista ancora.


 

  • 28) Quante sono le biografie o i saggi pubblicati su di lui?

    A settembre 2024 le monografie in italiano dedicate a Rol risultano essere 39, senza contare riedizioni con altro titolo o testi quasi identici ai precedenti. Cronologicamente, la prima fu pubblicata nel 1986, Rol l’incredibile del giornalista Renzo Allegri, da Rol non autorizzata e l’unica uscita quando era in vita. L’ultima è Rol. L'Illuminato, dello scrivente Franco Rol (settembre 2024).


 

  • 29) Quali sono i libri più affidabili e interessanti su di lui?

    Per informazioni aggiornate si rimanda alla pagina della Bibliografia.


 

  • 30) Rol è conosciuto solo in Italia o anche all’estero?

    Presso il grande pubblico Rol è conosciuto al momento quasi solo in Italia, perché la maggior parte del materiale biografico su di lui è stato pubblicato postumo negli ultimi 20 anni, e solo in italiano. Franco Rol nel corso del 2013 ha pubblicato i due primi saggi biografici in lingue diverse dall’italiano, traduzioni de L’Uomo dell’Impossibile in inglese (The Unbelievable Gustavo Rol) e spagnolo (El extraordinario Gustavo Rol). Nel 2014 ha pubblicato la versione francese (Un être exceptionnel. Gustavo Adolfo Rol) e la seconda edizione inglese (The Unbelievable Gustavo Adolfo Rol). Nel 2016 è stata pubblicata la versione in portoghese (O extraordinário Gustavo Adolfo Rol).


 

  • 31) Rol ha avuto figli? Chi sono i parenti più prossimi di Gustavo Adolfo Rol?

    No, non ha avuto figli, e le ragioni non sono del tutto chiare. Alcuni dicono che la moglie Elna non poteva averne, altri che fosse lui ad avere questo problema, altri ancora che non li voleva per potersi dedicare integralmente al suo prossimo. I parenti più prossimi di Gustavo A. Rol sono i nipoti (22) del fratello Carlo (1897-1978) emigrato in Argentina negli anni ’20, dove ebbe quattro figli: Maria (1924-1979), Umberta (1926-2011), Vittorio (1929-2017) e Maurizio (1934-2004). Oltre al fratello Carlo, Gustavo A. Rol aveva due sorelle rimaste in Italia, Giustina (1900-1970) e Maria (1914-1996), nessuna delle quali ha però avuto figli. Più distante dal suo albero genealogico era il cugino di quinto grado Franco Rol (1908-1977), che però Gustavo considerava alla stregua di un fratello (qui sotto, il necrologio pubblicato su "La Stampa" del 05/07/1977 e alcune foto). Il nipote di quest’ultimo (che era suo nonno materno) anche lui di nome Franco Rol, nato nel 1972 a Torino e stabilitosi in Brasile nel 2009, ha conosciuto Gustavo sin da bambino (presente sin dalla sua nascita e battesimo), lo ha frequentato da giovane ed è lo scrivente di queste pagine (sin dal 2000). È anche autore di numerose pubblicazioni su di lui (cfr. Bibliografia) e creatore e amministratore di una delle pagine Facebook di riferimento.

    necrologio alta def

      Franco Rol Gazzetta Sport  Franco Rol box

    Franco Rol – industriale chimico e pilota di automobilismo

     

       Franco Rol History rid     Franchino128

Franco Rol, autore di queste pagine, nel 2005 (intervistato per il documentario su G.A. Rol trasmesso da History Channel nel 2008) e un esperimento di G.A. Rol fatto a lui nel 1987

Pagina di Franco Rol Autore e autobiografica: facebook.com/FrancoRolAutore

Pagina dedicata a Franco Rol, industriale e pilota: facebook.com/FrancoRolPilota

 


 

  • 32) È mai esistito qualcuno con le stesse possibilità di Rol? Ed esiste oggi?

    Sì, è già esistito, perché Rol rientra in una tradizione spirituale antica e mai estinta. Tuttavia, si può affermare che in Occidente era dai tempi di Gesù che non nasceva un Maestro del calibro di Rol, laddove in Oriente maestri come lui sono stati più frequenti. L’originalità di Rol sta però nella sua modernità e nella sua apparente normalità, oltre a una serie di direttive teoriche che permetterebbero per la prima volta di guardare al cammino spirituale anche in una prospettiva eminentemente scientifica. Al momento presente non risulta a chi scrive che esista qualcuno vivente con la stessa completezza spirituale e le stesse possibilità di Gustavo Adolfo Rol.


 

  • 33) Dove possono essere letti in rete pensieri di Gustavo Adolfo Rol? Dove testimonianze, episodi biografici, prodigi? Dove le informazioni e le news più attendibili?

    Sulla pagina facebook Gustavo Adolfo Rol di "personaggio pubblico" a lui dedicata, creata dallo scrivente nel 2011, da allora amministratore unico. È ancora la pagina social n. 1 su Rol (79.000 followers nel 2024). Non è un gruppo, ma una fonte unica e attendibile, dove si troveranno risposte attraverso i post pubblicati, più che domande da parte degli utenti. È anche una pagina che seleziona i contenuti che via via emergono nelle news, proponendo solo quanto ritenuto davvero valido, originale, nuovo o essenziale, invece che qualunque cosa indiscriminatamente, a discapito di precisione, attendibilità, qualità e fonti dettagliate. Negli ultimi anni sono emersi gruppi dedicati che sono in crescita.


 

  • 34) L'abitazione dove Rol viveva a Torino, in Via S. Pellico 31, è visitabile? Esistono musei a lui dedicati?

    Gli eredi argentini la misero in vendita dopo la sua morte. Gli arredi originali – tranne quelli non mobili (pareti, soffitti, infissi) – vennero venduti all'asta da Sotheby's nel 1995, per volontà testamentaria dello stesso Rol. Aggiornamento marzo 2024: nel 2023 i proprietari che avevano acquistato l'immobile negli anni '90 lo hanno messo in vendita, ma non hanno trovato acquirenti. Intermediari immobiliari si sono fatti avanti con l'idea, che circolava del resto da anni, di trasformare l'abitazione in una Casa-Museo, progetto non ancora realizzato, se mai andrà in porto. Non esistono ancora musei dedicati a Rol, tranne quello virtuale creato da Loredana Roberti, qui.

     

         sothebys

 

 


 

Nuove FAQ
(novembre 2023)

 

  • 35) Ma alla fine, tutti questi “giochi” a che cosa servivano? Perché un “illuminato” perderebbe tempo a fare banali giochi di carte o materializzare scritte e disegni su fogliettini?
    Perché non ha curato tutti i mali del mondo...?

    Il punto principale da cui partire è che, intanto, non sono affatto “giochi”. Nessuno che sia dato sapere è, al momento, in grado di riprodurli, nonostante le bugie degli illusionisti che vorrebbero fare credere che i loro effetti abbiano qualcosa in comune (chi scrive ha visto entrambi ed è qualificato per giudicare).
    Chi giudica l’apparenza delle carte da gioco – il cui uso si trova comunque solo in 5 o 6 classi di prodigi su 50 – senza avere approfondito le descrizioni della dinamica di questi esperimenti di base, non riuscirà a comprendere perché siano tanto importanti, quasi come le fondamenta di un edificio. Essi sono, diciamo così, “accessibili” in maniera facile e partecipativa da parte dei presenti. Rol li chiamava “le aste” perché sono le linee nude e crude, essenziali, iniziali, che poi vanno a comporre ciascuna lettera dell’alfabeto. Senza aste, niente lettere; senza lettere, niente parole; senza parole, niente frasi; senza frasi, niente discorsi, cultura, letteratura, scienza, ecc. Le aste potranno anche apparire banali, ma sono essenziali. E molto più facili (relativamente!), per il bambino da apprendere, che non direttamente una pagina di Platone. Le aste sono l’ABC, ovvero l’A-B-a-C-o, proprio come quello per fare di conto. Infatti gli esperimenti con le carte hanno a che vedere anche con la matematica, una matematica ipercomplessa, che la mente razionale, da sola, non saprebbe realizzare.

    Questi e gli altri esperimenti “semplici”, come la materializzazione di scritte su fogli, tovaglioli, pareti, ecc. da un lato sono dimostrazioni che non hanno impatti sconvolgenti, e chi ne è testimone può sempre raccontare a se stesso che forse sono solo giochetti di prestigio. È rassicurante. Dall’altro, rappresentano comunque la possibilità effettiva di agire sulla materia, di penetrare nella mente altrui, di conoscere il passato preciso di qualcuno e il suo futuro. Se su un tovagliolo Rol faceva trovare scritta una parola o qualsiasi altra cosa, che solo il proprietario del tovagliolo in quel momento poteva sapere, per quanto la cosa appaia “semplice” in se stessa e non “eclatante”, nel momento in cui ci si pensa bene si capisce che invece semplice non lo è per niente.
    In generale, Rol faceva tutti i suoi prodigi ed esperimenti, dai gradini più bassi a quelli più alti a seconda delle circostanze e del tipo di persone presenti, col fine di mostrare che l’essere umano è in grado – in un determinato stato di coscienza – di andare oltre i sensi, la materia, lo spazio, il tempo e la morte.
    I suoi esperimenti sono un atto dimostrativo, e le cose che dice e insegna non sono il frutto di una conoscenza solo libresca o empirica, ma espressione di questo stato di coscienza, raggiunto il quale ogni essere umano arriverebbe ad avere, più ancora che le stesse possibilità di Rol, la sua stessa prospettiva esistenziale, molto diversa da quella di chi sia rimasto fermo, “in basso”, alla coscienza “comune”.

    Quanto a curare “tutti i mali del mondo”, è qualcosa che nessun essere umano potrà mai fare. Non lo hanno potuto (e voluto, se mai avessero potuto) fare nemmeno Gesù o il Buddha. I Maestri servono come faro ed esempio, come Guida e nulla più. Curano e “convertono” quelli che trovano sul loro cammino, né potrebbero mettersi al servizio di una umanità prevalentemente egoista che pensa solo ai propri interessi e necessità personali o ai propri problemi da risolvere (che ha il dovere di risolvere da sola, come gli studenti devono fare i loro compiti) e che se potesse andrebbe da questi Maestri come si andrebbe al bancomat.
    Le esperienze traumatiche da cui ogni essere umano, presto o tardi, deve passare sono spesso assai produttive sul cammino dell’elevazione spirituale. Non occorre ricordare quanti Santi, di tutte le Vie, siano passati dalle più difficili esperienze in questo senso. E la Via Crucis non è solo un racconto biografico.
    Fino a che punto è opportuno alleviare il peso della croce altrui? Un poco sì, quando si può; ma sempre...?
    In ogni caso, vale un principio che Rol ha comunicato in una occasione a una testimone che gli chiedeva perché non guariva tutti, dopo aver assistito a una guarigione da lui operata istantaneamente:

    «non è nel karma di tutti essere guariti. Dio si serve della malattia per farci capire tante cose. Quel signore poteva essere guarito e così è stato».

    (“karma” non ha qui alcun significato reincarnazionista: potrebbe anche essere sostituito da temini meno efficaci come: interesse, destino, progetto, ecc.)


 

  • 36) Perché Rol dovrebbe essere definito “Maestro spirituale illuminato”? Non ha aperto scuole o avuto discepoli.

    Una risposta sintetica:

    1) "Maestro", con la “M” maiuscola, è chiunque abbia insegnato qualcosa o anche qualcosa, di non solo formale o istituzionale (essendo questo il caso dei maestri con la “m” minuscola), che abbia o meno avuto allievi “formali” (anzi, in genere il Maestro con la “M” maiuscola non ha nessun allievo “formale”, né classi alle quali insegnare; “discepoli” potevano esistere nei tempi antichi, come al seguito di certi Filosofi dell’antica Grecia); che sia stato di esempio notabile in qualcosa e/o sia considerato un "vertice" nel suo campo (artisti, scienziati, inventori, letterati, ecc. possono essere chiamati "Maestri": si tratta di un riconoscimento, di un “titolo” onorifico);

    2) "spirituale" indica in quale campo è stato e continua ad essere Maestro, quello dello spirito e della spiritualità, pur avendo "vissuto nel mondo";

    3) “illuminato”, perché se molti possono essere i “Maestri dello Spirito”, assai pochi sono stati quelli “illuminati”, avendone dato dimostrazione per tutta la vita non solo con pensieri profondi e massime elevate, né solo con la propria condotta di vita e il bene fatto al prossimo; ma anche – ciò che è conferma di effettiva illuminazione – dando dimostrazione con “possibilità” tanto vaste quanto rare riunite in una sola persona, senza rituali né apparente alterazione di coscienza, “naturalmente”;

    4) vi sono Maestri spirituali che non rispondono alla immagine-stereotipo di tunica e sandali... tanto più se nati in Occidente nel XX secolo. Rol è un perfetto esempio di abito che non fa il monaco.


 

  • 37) Perché Rol ha “vissuto nel mondo”? Come fa una personalità mistica come lui, che traspare bene dai suoi scritti, a vivere una vita apparentemente normale? viaggiare, andare a ritorante, trovarsi con amici a chiacchierare… Per essere “Maestro” non avrebbe dovuto fare voto di povertà? fare l’eremita da qualche parte? non sposarsi? astenersi dal sesso? avere una casa spartana e non elegante? passare le giornate solo ad aiutare chi ne aveva bisogno? ecc. ecc. ecc.

    Nel 1928, dopo mesi di crisi, incubi, depressione, disorientamento al seguito del risveglio della «potenza» (śakti) l’anno precedente, Rol si ritirò nell’istituto religioso dei Gesuiti Villa Santa Croce, vicino a Torino, come lo scrivente ha svelato per la prima volta nel 2008 ne Il simbolismo di Rol. Assistito da Padre Pietro Righini, direttore spirituale, ne uscì tre mesi dopo decidendo di “vivere nel mondo” piuttosto che prendere l’abito sacerdotale, idea che aveva preso in considerazione ma che si rese conto non essere una soluzione adatta a lui. Ritenne che sarebbe stato molto più efficace operare come un essere umano qualunque, senza “uniforme”. Inoltre, come poi avrebbe compreso meglio in seguito, il più alto vertice di realizzazione, anche secondo molte tradizioni esoteriche/spirituali, era l’essere costantemente in contatto con le sollecitazioni e le tentazioni del “mondo” – sorta di costante allenamento – cosa che nel ritiro di qualche convento (o montagna, grotta, deserto, luogo isolato, ecc.) non sarebbe stata possibile. Questi eremitaggi – sostengono autorevoli Maestri – servono in realtà solo come eventuali e provvidenziali periodi di raccoglimento, meditazione, introspezione, preghiera, concentrazione, studio, ecc., ma vanno considerati appena pause necessarie lungo il Percorso, soste per riposare, “rifocillarsi” e guardare il panorama circostante, per poi dopo 40 o 400 giorni, riprendere il cammino o, in altri termini, “tornare alla vita”.
    Sollecitazione aggiuntiva, il fatto di doversi mantenere con le proprie risorse, senza dover dipendere da qualcuno o da qualche istituzione, quindi di fatto non avendo alcun costo per la società.
    Rol aveva dalla sua certamente una situazione familiare favorevole, ma va detto che sin da quando iniziò a lavorare in banca in Francia all’inizio del 1925, a 22 anni, cercò di mantenersi da solo ed ebbe anche difficoltà economiche. In seguito, dopo la crisi del 1929, le finanze familiari si ridussero molto ma Rol ormai era completamente indipendente, cominciando ad aggregare al suo lavoro di funzionario bancario il commercio di cose antiche, che poi lo porteranno anni dopo ad aprire un negozio di antiquariato.
    Abbiamo quindi un “illuminato” che è riuscito ad integrarsi nel mondo e a mantenersi indipendente da tutti i punti di vista, potendo agire – sempre al servizio del suo prossimo – quando dove e come meglio riteneva opportuno e anche, molto spesso, nel più completo anonimato.
    Chi infatti avrebbe scommesso che sotto quell’abito ci fosse un monaco?

    Questa, naturalmente e al solito, non è che appena una sintesi di ciò che si potrebbe dire al riguardo.


 

  • 38) Perché non ha trasmesso a nessuno i suoi poteri e le sue conoscenze? Non voleva? Non poteva? Quelli che lo hanno conosciuto non erano interessati? O non hanno capito?

    Un Maestro autentico può trasmettere i “poteri” solo temporaneamente, come ha fatto con lo scrivente e con altri. Infatti, se il recipiente non è adatto, preparato, reso impermeabile, l’acqua che vi si verserà dentro fuoriuscirà da fessure e crepe.
    In generale, egli può trasmettere anche, se lo ritiene opportuno, un “quid”, una frazione della sua potenza, a chi ritenga qualificato per riceverla. È come un seme che poi crescerà da solo, a condizione che il terreno in cui è stato deposto sia sufficientemente fertile, curato, protetto e coltivato.
    Rol ha comunicato parte delle sue conoscenze a molti, ma quanti hanno recepito? Quanti hanno messo in pratica? Quanti hanno dimostrato?

    Qui di seguito alcune citazioni complementari da fonti diverse, a titolo di coordinate per cominciarsi ad orientare:

    «Guarda Lugli, se tu avessi vent’anni e se io sapessi che ho i mezzi per mantenerti senza che tu abbia da studiare, io ti metterei sotto, e nel giro di dieci anni ti metterei in grado di fare tutte le cose che faccio...»
    (Rol a Remo Lugli, trascrizione da audio, in: Il simbolismo di Rol, p. 497 - Poco dopo Rol dice «quindici» anni)

    «Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un’altra cadde fra i sassi, dove non c’era molta terra, e subito spuntò perché non c’era un terreno profondo; ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò. Un’altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto. E un’altra cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe, e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno» (Mc 4, 3-8)

    «L'uomo si aspetta di ricevere una chiave d'oro. Ma alcuni sono più rapidi di altri nello sviluppo. Una persona che viaggia nell'oscurità sta pur sempre viaggiando. Il discepolo impara ma non si accorge che sta imparando, e come conseguenza di ciò potrebbe spazientirsi. Rûmî ci ricorda che in inverno un albero sta raccogliendo il nutrimento. La gente può pensare che sia inattivo, perché non vede accadere nulla. Ma in primavera vede le gemme. Ora pensa che stia all'opera. Esiste un tempo per la raccolta e un tempo per la distribuzione. Questo riporta all'insegnamento: "L'illuminazione viene poco per volta, altrimenti sopraffarebbe".
    A seconda delle capacità dei discepoli, vengono abbandonati gli strumenti della scolastica - usata limitatamente dai sufi - e sostituiti da un insegnamento esoterico. Dare a un ciabattino - osserva il nostro maestro - gli attrezzi di un fabbro è come piantare dei semi nella sabbia. Così come gli strumenti del calzolaio nelle mani del contadino, diventano come paglia offerta ad un cane, od ossa ad un asino».
    (Idries Shah, I Sufi, 1990 (1964), p. 122)


 

  • 39) Essere testimoni di Rol costituisce automaticamente una qualifica per parlare di lui? Garantisce che lo si sia capito? È realistico il numero di anni che certe testimoni, quasi sempre di genere femminile, affermano essere state “amiche” di Rol?

    Uno dei fenomeni che è emerso a partire dalla morte di Rol è quello delle “testimoni-che-diventano-VIP” e delle “primedonne”...
    Rol è stato un uomo dal grande fascino da tutti i punti di vista, quando era in vita c’era la gara ad essere la sua “amica” o “favorita”. Dopo morto, la gara è continuata sul piano delle interviste concesse a giornali di gossip, libri in serie, articoli e conferenze-fotocopia, talvolta fatte anche pagare a peso d’oro, fino ad arrivare all’epoca dei socials con post autoreferenziali promuovendo magari sempre se stesse, o facendosi intervistare dovunque e a ripetizione dicendo sempre le stesse identiche cose... I nomi non occorre farli perché non sarà difficile identificare queste prezzemoline in cerca di riflettori e brillanti di luce riflessa.
    È indubbio che ci sia un “caso primedonne” – lo segnalavo già nel 2008 ne Il simbolismo di Rol e il trend è continuato – e la cosa lascerebbe il tempo che trova se non fosse che queste testimoni, alcune persino volendo farsi passare per “allieve”, altre addirittura "eredi spirituali" (quali sarebbero i "frutti"?) hanno anche diffuso informazioni sbagliate piuttosto rilevanti, a detrimento soprattutto del pensiero di Rol, o hanno reso pubbliche sue conversazioni private in contesti completamente inadatti e “urlati”, come in certe trasmissioni televisive.
    Spesso hanno anche millantato periodi di frequentazione inesistenti e completamente gonfiati (una va ancora in giro a dire che ne è stata amica «per oltre 40 anni» – facendo due conti, dall’età di 12 anni quando neanche sapeva chi fosse Rol – e certi ingenui poco informati le credono); anche altre che magari lo avranno visto non più di una decina di volte nell’arco di una decina di anni, di colpo diventano frequentatrici di periodi raddoppiati o persino triplicati. E sono tutti casi di donne.
    Aver conosciuto Rol non garantisce che lo si sia compreso. Anzi, capita sempre più spesso che ci siano persone che non lo hanno conosciuto ma che lo hanno capito molto meglio di tanti testimoni. Infatti, si sono informate a 360º, hanno approfondito il suo pensiero direttamente sui suoi scritti autografi, hanno magari parlato con decine di testimoni ognuno dei quali ha trasmesso un frammento e una angolatura o sfumatura di Rol, riuscendo ad averne un quadro più globale. Ci sono testimoni che sanno di Rol appena quello che hanno sperimentato personalmente, magari in pochi incontri. Troppo poco per capire qualcosa, al massimo si possono comunicare impressioni. In genere, nessuno ha spiegazioni, per tutti Rol era ed è un “mistero” o un “enigma”.


 

  • 40) Ma c’è qualcuno che abbia svelato questo mistero o questo ”enigma”?

    Lo scrivente lo fa dall’anno 2000. Sfortunatamente, c’è chi o non conosce la mia attività divulgativa, o la ignora deliberatamente... arrivando persino alla censura, per questioni personali o di altro genere (probabilmente c’entrando anche qui la questione “primedonne”....) C’è poi anche chi ha attinto e attinge a quanto ho rivelato e lo fa suo, non citando la fonte.
    Le due principali "rivelazioni" – si tralasciano qui le numerosissime “minori”, che potranno essere trovate nelle quasi 6000 pagine già scritte (al marzo 2024) – che ho fatte fino ad ora sono:

    1) a partire dalla conferenza per il centenario di Rol, tenutasi alla GAM, Galleria di Arte Moderna di Torino, il 12 giugno del 2003, affermo chiaramente e nettamente, e non come semplice “ipotesi”, che la scienza di Rol, di cui fa parte la sua “tremenda legge”, è Scienza dello Yoga, nel senso più antico e profondo (non, ovviamente, appena le “semplici” posizioni fisiche (āsana), da cui si potrebbe anche prescindere); che il cuore e fulcro di tale scienza è il risveglio di kuṇḍalinī; che il calore e la potenza di cui Rol parla sono elementi precisi di tale processo; che esso è all’origine di tutte le possibilità di Rol, conosciute sin da tempi remoti nel continente indiano, in Egitto e Mesopotamia; che nel 1927 raggiunse in modo irregolare l’illuminazione, che causò seri problemi sino a quando, passati anni, non trovò un certo equilibrio;

    2) a partire dal settembre 2012, ho mostrato come gli esperimenti con le carte e alcuni altri esperimenti di base di Rol abbiano un preciso analogo negli esperimenti del circolo Poutet-A.T.-Stasia. Pur avendo pochi altri, prima di me, notato queste similitudini, essi si limitarono a poche righe di accenno senza affermare recisamente che questo precedente fosse essenziale e illuminante per capire gli stessi esperimenti di Rol (e viceversa), e senza pubblicare, come invece lo scrivente ha fatto, un dossier esteso incluse pagine dai quaderni originali di Poutet, mai pubblicate e rimaste sconosciute fino al 2012.


 

  • 41) Che “cos’è” principalmente Franco Rol? un parente? un biografo? un testimone?

    Mi considero, per ordine di importanza:

    1) un “rivelatore”: qualcuno che ha spiegato, sta spiegando e spiegherà in maniera dettagliata e sistematica vita, pensiero e scienza di G.A.Rol;

    2) un biografo: il principale, il più attendibile, il più preciso, il più prolifico, il più gratuito (attività ininterrotta sin dall’anno 2000, con sito, articoli, ebook di 5 libri su 14 gratuiti [settembre 2024], pagina facebook dal 2011, video con audio originali, spiegazioni fornite nel corso degli anni direttamente a centinaia se non migliaia di persone, ecc.)

    3) un testimone:
    a) che non ha cercato Rol attratto dalla sua fama, ma se lo è trovato in famiglia, sin da bambino (per essere precisi: sin dal suo battesimo), e lo ha frequentato fino all’età di 20 anni (1992);
    b) che ha visto un numero sufficiente di esperimenti, fino ad avere la certezza della loro autenticità;
    c) che non ha mai avuto alcun interesse per il paranormale, ma per la scienza (e la storia delle religioni, e le Arti), e che il “paranormale” lo ha iniziato a indagare razionalmente solo dopo la morte di G.A. Rol, per uno studio di fenomenologia comparata;

    4) un parente: è la cosa meno rilevante: sono come spesso dico «un lontano cugino che lo ha conosciuto da vicino», il ramo della mia famiglia (i miei nonni, mia mamma ed io) è il ramo Rol che, seppur lontano, ha maggiormente frequentato Gustavo Adolfo. La rilevanza di questa parentela sta soprattutto nel fatto che sono l’unico testimone a poter parlare “da dentro” e non “da fuori”, come è invece il caso di tutti coloro che conobbero Rol, per curiosità, lavoro, amicizia o caso. Sono anche l’unico parente, e uno dei pochissimi testimoni, che si è speso per difenderlo e fare chiarezza sulla sua vita. Nessun altro della famiglia (i pronipoti argentini, anche loro comunque piuttosto lontani) ha mai fatto o scritto qualcosa, non essendone “coinvolti” emotivamente o intellettualmente, o semplicemente per non averlo conosciuto.


 

(ottobre 2024)

  • 42) Chi era la moglie di Rol? Che rapporto c’era tra di loro? Perché non hanno avuto figli? Rol ha avuto relazioni con altre donne?

    La moglie di Gustavo Adolfo Rol si chiamava Elna Resch-Knudsen (1904-1990) ed era norvegese. Si conobbero a Parigi, dove entrambi vivevano e lavoravano, all’inizio del 1927 e si sposarono a Torino il 17 dicembre 1930.
    Remo Lugli, che aveva conosciuto sia Rol che sua moglie, e avuto informazioni anche da una delle sorelle di Rol, Maria, scriveva nel 1995:

    «A Parigi ha un colpo di fulmine. Allo sportello cambia valuta a una ragazza straniera, alta, bruna, con gli occhi azzurri, che giudica stupenda. Scambiano qualche parola, si sorridono e lui ne è affascinato. Dopo qualche giorno la rivede in un bar. Affida a un cameriere un biglietto perché glielo consegni: “Je meurs d'envie de vous embrasser”, muoio dalla voglia di abbracciarla. Lei risponde con un altro biglietto: “Moi aussi”, anch'io. Lui ha 24 anni [23, n.d.r.], lei dieci mesi di meno. Si chiama Elna Resch-Knudsen, abita ad Oslo, è figlia di un capitano di marina parente del re di Norvegia; a Parigi, ospite della sorella che lì risiede, fa l'indossatrice. Gustavo ed Elna si frequentano assiduamente; sono giorni felici, si amano.
    Elna si rende conto presto che il suo innamorato è un uomo fuori del comune. In una giornata di pioggia si incontrano dopo due giorni che non si vedono perché hanno litigato. Lei sta andando ad imbucare una lettera che gli ha scritto, l'ha in una tasca dell'impermeabile e gliela vuole consegnare, ma lui la blocca: “Fermati”, le dice, “nella lettera mi hai scritto così..;” e la legge, tutta, senza nemmeno vedere la busta. Elna la apre, tutto esatto. Racconterà poi che il commento fu: “Questi italiani sono ben strani, ma tu, proprio...”.
    Anche il futuro suocero lo impara a conoscere come uomo straordinario. Nella sua casa di Oslo, dov'è andato per presentarsi ufficialmente come fidanzato di sua figlia, Rol improvvisa un esperimento. Nella biblioteca fa scegliere al capitano Resch-Knudsen un libro scritto in norvegese. Chiede che, sorteggiando tre carte da un mazzo, si stabilisca un numero di pagina. Non appena lo conosce legge la prima riga di quella pagina, (il libro è ancora chiuso nelle mani del capitano), senza conoscere il significato delle parole» (Lugli, R., Gustavo Rol. Una vita di prodigi, 3a ed. 2008, p. 19).

    Quanto si trova su Elna in libri aneddotici dedicati a Rol, scritti da testimoni o da giornalisti che hanno parlato con testimoni, riguarda pressoché esclusivamente gli anni ’80, ovvero l’ultimo decennio di vita di Elna, e in qualche caso gli anni ’70. Ma non viene detto nulla – tranne frammentarie eccezioni come quella appena vista riferita da Lugli – sui decenni precedenti, ovvero in pratica su quasi tutta la vita di Elna e su quale rapporto intercorresse col marito in questo periodo. Rol ha adorato sua moglie tutta la vita, per ben 63 anni, ovvero da quando la conobbe fino alla sua morte, ma come tutte le relazioni e a maggior ragione per un periodo tanto lungo, le cose non sono state tutte “rose e fiori”, anzi.
    Nei primi anni di relazione corrispondenti al periodo di fidanzamento (1927-1930) constano centinaia di lettere tra di loro (inedite), sia perché non vivevano ancora insieme in Italia (Rol si è più volte trasferito in diverse città europee per lavoro come funzionario di banca, lei dopo il soggiorno a Parigi era tornata in Norvegia) sia perché – come in tutti i rapporti – all’inizio c’era molta più passione e attrazione.
    Dopo il matrimonio e l’inizio della convivenza, dal 1931 le lettere diminuiscono sensibilmente e nel 1933-1934 il rapporto è in crisi.
    Le cause sono multifattoriali: questioni caratteriali, difficoltà di adattamento di Elna in Italia, figli che non arrivano.
    Come già scritto nel 2014 nella faq n. 31, Rol «non ha avuto figli, e le ragioni non sono del tutto chiare. Alcuni dicono che la moglie Elna non poteva averne, altri che fosse lui ad avere questo problema, altri ancora che non li voleva per potersi dedicare integralmente al suo prossimo». Nel 2024 mancano ancora dati certi al riguardo. Si può probabilmente dire che almeno uno di loro non poteva averli – ciò che certo ebbe ripercussioni psicologiche sul loro rapporto – e che lui dopo aver preso atto di questo fatto fu spinto a dedicarsi ancora di più agli altri.
    La crisi dei primi anni ’30 stava per portare i due coniugi a divorziare. Ma a quell’epoca il divorzio non era consuetudine ed anzi era sia complicato sia socialmente che culturalmente disapprovato (la legalizzazione del divorzio in Italia arrivò solo nel 1970). Ancora più in famiglie alto-borghesi e “con un nome” come quelle di Rol e di sua moglie (con orgoglio lui spesso sottolineava – e lo fece scrivere anche sulla lapide della tomba di Elna a S. Secondo di Pinerolo – che lei aveva «17 regnanti nella sua famiglia»; sempre sulla lapide fece scrivere: «tanto adorata Grande Signora» (su questo cfr. Fellini & Rol, 2022, p. 406 nota 688)).
    Semplicemente, non era una opzione. Rol non intendeva inoltre essere bersaglio di pettegolezzi, credeva comunque in quel matrimonio e in generale nell’istituzione del matrimonio, quindi in qualche modo bisognava, al limite, mantenere quantomeno le apparenze. Ciò che è stata la consuetudine di una infinità di matrimoni prima che il divorzio diventasse la norma.
    Tra i problemi caratteriali minanti il loro rapporto, uno dei principali era che Elna fosse emozionalmente “fredda” – a detta non solo di Rol, ma anche di altre persone che la conobbero – mentre Gustavo, come traspare già nei suoi scritti e poesie giovanili, era invece esuberante e affettivamente “intenso”, collocando sempre la donna in generale e poi la moglie su di un piedistallo. Elna era praticamente l’unica che poteva dargli quell’affetto che lo avrebbe fatto sentire meno solo di quanto già non si sentisse, avendo difficoltà a vivere una vita “normale” e a farsi comprendere soprattutto dopo quanto gli era accaduto a partire dal luglio 1927 (appena pochi mesi dopo avere conosciuto Elna) ovvero il risveglio della potenza alla base della sua illuminazione, che lo portò a mesi e anni di crisi prima di stabilizzarsi. Ma Elna quell’affetto non glielo poteva dare. Non era nella sua natura. Né Gustavo poteva dare ad Elna una vita “normale”, sia perché lui normale non lo era, sia perché era sempre più votato al suo prossimo (sia con la dimostrazione dei suoi esperimenti – riceveva di frequente in casa ma era anche spesso fuori a casa di altri a mostrarli – che con azioni a beneficio di altri; occorre anche ricordare che nel 1928 si ritirò in un istituto religioso per tre mesi e meditò di vestire l’abito sacerdotale) tanto che lei negli anni ‘30 spesso finiva per passare in secondo piano.
    Si aggiungevano poi le differenze culturali tra Italia e Norvegia, così come le difficoltà di Elna ad ambientarsi in Italia (strano a dirsi, non le piaceva nemmeno la cucina italiana). Anche lei, da un altro punto di vista, si sentiva sola.
    Ecco allora che a partire dalla metà degli anni ’30 entrambi, e col passare del tempo più o meno consenzienti, si sentono liberi di avere avventure amorose al di fuori del vincolo matrimoniale istituzionale, non potendo divorziare o comunque preferendo non farlo. Il vincolo rimase come “patto per stare ufficialmente insieme”, nel corso degli anni trasformandosi in profonda amicizia, in una relazione che con alti e bassi durò appunto 63 anni, fino alla morte di Elna nel gennaio 1990. Vale a dire che all’interno di un rapporto affettivo di lealtà, rispetto e amicizia venivano abbastanza tollerate da entrambe le parti saltuari flirts.
    Naturalmente è indubbio che col passare del tempo si determinasse una disparità tra i due, in primo luogo perché Rol in quanto uomo aveva il vantaggio del suo genere di continuare ad essere ambìto dall’altro sesso, mentre Elna avanzando l’età questo vantaggio non lo aveva; poi perché Rol era una persona molto affascinante sotto tutti i punti di vista, al di sopra della media e senza contare il “mistero” delle sue possibilità; infine perché lui incontrava numerose persone in molti contesti diversi, mentre Elna faceva vita sempre più riservata. Non stupisce quindi che forse ancora negli anni ’80 Rol ebbe qualche flirts, comunque sempre parentesi all’interno dell’ormai saldo e indissolubile vincolo con Elna.
    Prima di arrivare a come il rapporto tra Rol e sua moglie era visto negli anni ’80, ecco cosa mi raccontò nei primi anni duemila Domenica Schierano (più nota come Nuccia Visca, sposata con Giorgio Visca), che frequentò Rol negli anni ’70 e lo conobbe meglio di altri, come sarà anche chiaro in seguito:

    «Elna non gli dimostrava mai molto affetto e sembra che avesse deciso di sposarlo perché oramai aveva già 26 anni e nel suo Paese a quell'età si era considerate zitelle. Di ritorno dal servizio negli Alpini durante il periodo bellico, i parenti di Gustavo lo sono andati ad abbracciare e salutare (all’arrivo del treno o dell’autobus) mentre Elna non gli è andata incontro ma è restata a casa. Entrato in casa lui ha detto: “Ma Elna, sono tornato!” e lei gli ha risposto: “Amo un altro”. Lui è quasi svenuto. Si trattava di un altro ufficiale che Elna conosceva forse da prima della guerra e che Gustavo volle poi sfidare a duello, ma che evitò il confronto e scappò da Torino».

    Nuccia lo raccontò anche alla giornalista Giuditta Dembech, che così riferì nel 1999:

    «Un brutto giorno, Rol scoprì di avere un rivale in amore. Ligio alle regole della cavalleria, lo sfidò a duello; all’epoca erano entrambi ufficiali. Erano gli anni Quaranta (...). Il suo malcapitato contendente (...) preferì fuggire all’estero. Tornò a Torino moltissimi anni dopo» (Dembech, G., Scritti per Alda, 1999, p. 40).

    Nuccia mi aveva anche detto:

    «Dopo aver conosciuto Elna a Parigi nel 1927, Gustavo era tornato in Italia e lei in Norvegia. Lui le spediva dischi di musica classica. Quando poi lei è venuta in Italia aveva le valige piene di questi dischi che non aveva neanche aperto. Infatti ascoltava solo musica leggera mentre la classica non le interessava. I nostri amici Gavosto dicevano che lei era fredda e poco interessata alle attività del marito. Anche la vita sessuale pare risentisse di questa freddezza, per lo meno a partire dagli anni ’30».

    Come detto la crisi era iniziata intorno al 1933-1934. Nel biennio 1937-1938 Rol ebbe una relazione amorosa, con tanto di lettere “liriche” (inedite), con Barberina Horber, che abitava nel suo stesso palazzo.
    In una lettera invece del 16 ottobre 1940 Rol scriveva alla madre Martha Peruglia:

    «Io sono molto affezionato ad Elna e su di lei convergono i maggiori interessi della mia vita, ma in questa vita sento lei ad essere entrata, non io nella sua» (“Io sono la grondaia”, p. 111)

    Alla fine degli anni ’40 Rol ebbe una relazione con Natalie de Couriss (1924-1983), nota anche come Natalia Andronikof, in crisi nel suo matrimonio con Constantin Andronikof dal quale voleva divorziare.
    La figlia di Natalia, Anne Andronikof (docente di Psicopatologia all’Università Paris X e presidente dell'International Rorschach Society) che incontrai nel 2003, mi disse:

    «Rol ha conosciuto mia madre in Svizzera, credo in un Hotel, nel 1946 o 1947. Lei era sposata con mio padre Constantin Andronikof, ma era in un periodo di crisi. Lei si è innamorata quasi subito di Gustavo, ma lui ha acconsentito solo a un rapporto affettivo platonico, senza mai giungere all'intimità. Ha invece cercato di farla riavvicinare a mio padre».

    Nuccia non credeva che il rapporto fosse stato solo “platonico”, ma mi ha confermato che Rol si è speso perché Natalia tornasse col marito. Prima però Rol si trasferì quasi stabilmente a Cannes, alla fine degli anni ’40 o inizio dei ‘50 per circa un anno, un anno e mezzo a vivere con lei, fino a quando sia lui che lei non tornarono dai rispettivi coniugi. Si trattò quindi di vere e proprie separazioni di fatto, senza però arrivare al divorzio.
    In seguito il rapporto continuò per anni come amicizia, e tra tutti e quattro: ovvero Constantin divenne amico di Gustavo ed Elna ed Elna di Natalia e Constantin. Quando Natalia morì nel 1983, Elna ne fu molto dispiaciuta e pianse proprio come se avesse perso un’amica.
    Sia di Natalia che di Constantin – importante diplomatico che fu anche interprete personale (dal russo e dall’inglese) del presidente francese Charles De Gaulle, che Rol conobbe per suo tramite – ho parlato preliminarmente ne Il simbolismo di Rol (2008, pp. 328 nota 418, p. 355, pp. 435-436, 3a ed.) e più estesamente nel vol. IV de L’Uomo dell’Impossibile (2022, pp. 153-154, 174-187, 211-214) dove ho anche pubblicato e commentato tre lettere di Constantin a Rol.

    Negli anni ’70 Rol ha una relazione con “Alda”, ovvero Domenica Schierano (Nuccia Visca, che abbiamo appena visto), e anche in questo caso in una situazione simile a quella che Natalia aveva col marito. Dopo che ebbe termine, Rol mantenne l’amicizia con Nuccia e col marito Giorgio, che chiamava affettuosamente “Giorgione”, anche se poi negli anni ’80 si frequentarono meno.
    Nel 2005 Giuditta Dembech ha scritto:

    «L'amore fu molto importante nella sua vita, lui amava l'archetipo stesso della donna, da raffinato esteta cercava l'eterno femminino,
    cercava la mitica dea dell'amore, del sesso e del sentimento, la creatura inarrivabile che tutti gli uomini hanno sognato e nessuno ha mai trovato. Neppure lui.
    Molte donne sono passate nella sua vita come meteore, qualcuna rimase un po' più a lungo, ma nonostante tutto, il suo cuore fu indissolubilmente legato a sua moglie Elna, ne fu innamorato fino all'ultimo giorno di vita» (Dembech, G., Gustavo Adolfo Rol. Il grande precursore, 2005, p. 65)

    Sempre Dembech aveva però anche scritto:

    «Solo gli amici più intimi sapevano che il loro matrimonio, durato per tutta la vita, dietro all’apparenza dorata non fu felice. (...). Lei gli rimase accanto come un’ombra silenziosa, pur senza concedergli il suo cuore. Rol ne soffrì molto e probabilmente la sua vita affettiva così turbinosa ed instabile fu la conseguenza di questo inspiegabile rifiuto. All’apparenza i due andavano d’amore e d’accordo, facevano di tutto perché sembrasse così; pubblicamente non vi furono scandali, scenate o prese di posizione eclatanti. Lui circondava Elna di gentilezza e di attenzioni. (...) Era fiero di quella sua bella moglie dall’aspetto freddo e altero (...)» (Scritti per Alda, pp. 39-40).

    Di Elna, Maria Rol aveva detto che soprattutto a partire dagli anni ‘60 «faceva vita ritirata, stava molto in camera sua a fare maglia, ricami, a guardare la televisione». Lugli, che raccolse questo commento nel 1994, ha poi anche scritto in riferimento al periodo in cui lui frequentò Rol, ovvero gli anni ’70:

    «Ed era vero. Lei non partecipava all'aspetto paranormale della vita di Gustavo. Tra loro non parlavano di esperimenti, lui non le raccontava le cose strabilianti che aveva fatto la sera prima né lei gliele chiedeva. Era una coppia normalissima, che discuteva sulla collaboratrice familiare, sugli acquisti da fare l'indomani, su un macchia d'umidità che era comparsa nella parete di fondo. La sera Elna preferiva stare tranquilla a vedersi un film alla tv e addormentarsi presto. Quando il marito faceva esperimenti in casa, raramente veniva a salutare gli ospiti e se veniva sapeva scegliere il momento giusto, la fase di preparazione, quando il gruppo chiacchierava e ancora non era passato a sedersi intorno al tavolo rotondo, perché allora subentrava un raccoglimento quasi religioso, che non si poteva disturbare. E anche in questi casi si fermava poco. Era molto fine, gentile, una signora distinta, che sapeva vivere, capire, tollerare» (Lugli, R., cit., p. 34).

    Maria Rol aveva anche detto a Lugli che

    «qualche volta Elna sbottava, portandosi le dita alla fronte e diceva: “io non sono mica cieca, le vedo tutte queste donne che vengono ad aspettarlo per portarlo in giro”. Era molto educata, un'anima sensibile e Gustavo l'adorava e ne era geloso, lo è sempre stato, anche negli ultimi anni in cui lei è vissuta» (id.).

    Elna di esperimenti e prodigi, così come di dimostrazioni indubitabili delle possibilità del marito, ne aveva visti a sufficienza dalla fine degli anni ’20 in poi, per cui per lei il paranormale era diventato normale, lo dava per scontato ed è per questo che dagli anni ’60 non partecipava quasi mai agli incontri e dava persino l’impressione di non dare più importanza a queste cose. E siccome pressoché tutti i testimoni che hanno parlato di Rol lo hanno conosciuto dagli anni ’60 in poi, soprattutto nei ’70 e ’80, agli occhi di tutti Elna appariva pressoché assente e disinteressata tanto che alcuni nemmeno la conobbero e arrivarono persino a dubitare che esistesse veramente! (io stesso ricordo di averla vista una sola volta, a casa di Gustavo, fuori mai. Fu la prima o la seconda volta che andai trovarlo, nel 1987 o 1988 – in precedenza lo avevo incontrato ma non a casa sua – le parlai non più di una decina di minuti, mi dette l’impressione di una persona molto spirituale e delicata, ricordo il suo sorriso sereno e gli occhi dolci e risoluti).
    Oltre al fatto che non aveva più voglia di assistere agli esperimenti e a partecipare agli incontri, si lamentava anche che la casa fosse un via vai di gente e che il telefono squillasse tutto il giorno e anche di notte se Rol non lo staccava (il suo numero era sull’elenco telefonico e chiunque poteva chiamarlo).
    Franca Pinto che frequentava Rol negli anni ’60 mi ha detto che Elna e Gustavo in quel periodo litigavano spesso. Maria Luisa Giordano che conobbe Rol alla fine del 1979 e lo frequentò negli anni ’80 – e solo in quel decennio (lo sottolineo visto che alcuni le hanno attribuito frequentazioni lunghissime inesistenti, ciò che è accaduto anche con altre testimoni) – di Elna ha scritto nel 2000:

    «Gustavo mi parlava di Elna spesso e a lungo, si capiva dall’espressione della sua voce quanto l’amasse.
    Mi fece aspettare mesi prima di presentarmela (...). Quando arrivò il momento, provai subito un grande feeling verso di lei, fui colpita dalla sua schiettezza, la sua stretta di mano così forte, da farmi quasi male, il suo sguardo fiero, mi conquistarono subito, diventammo amiche. Le prime parole che mi disse furono: “La ringrazio proprio tanto, so che lei mi difende, prende sempre le mie parti”. Non mi stupì più di tanto, aveva senz’altro ascoltato le conversazioni mie e di Gustavo: era la verità, anche prima di conoscerla personalmente la difendevo, forse per solidarietà femminile o per la tenerezza che provavo per questa donna, che sapevo molto sola, che viveva praticamente relegata nelle sue stanze, affacciate sul parco del Valentino, a scrivere lettere in Norvegia, a sua sorella o alla sua amica d’infanzia.
    Si accontentava di qualche spettacolo televisivo, o di ascoltare le canzoni di Julio Iglesias, suo cantante preferito, mentre ricamava. (...)
    Era stata bellissima, e lo era ancora in età avanzata: molto alta, con grandi occhi scuri [azzurro scuro, n.d.r.], lineamenti aristocratici e un portamento regale.
    Usciva qualche volta al mattino, per andare a fare una passeggiata o qualche acquisto, si faceva spesso accompagnare dall’unica amica che aveva a Torino, una simpaticissima signora norvegese che abitava a Pinerolo (...).
    Talvolta mi chiedeva di dedicarle qualche ora per accompagnarla a scegliere un capo di abbigliamento nuovo, o dalla pellicciaia.
    Ogni tanto uscivamo tutti e tre, per andare al cinema, soprattutto a vedere i film di Fellini, che Elna letteralmente adorava. (...).
    Quando il film era terminato, Gustavo mi pregava di far un lungo giro in macchina: desiderava che Elna potesse ammirare gli alberi in fiore dei viali e dei giardini allo sbocciare della primavera o le foglie multicolori dell’autunno o le luci e decorazioni natalizie. (...)
    Elna partecipava di rado agli esperimenti, però quando c’era Federico Fellini ci teneva moltissimo ad essere presente alle nostre serate, aveva infatti un debole per il regista.
    Ricordo: elegantissima, con portamento regale, sorridente faceva la sua apparizione in salotto, poi si intratteneva a conversare piacevolmente fino a quando, sul tardi, arrivava il momento degli esperimenti. Gustavo allora le diceva: “Cara, sei già stata alzata a lungo, non sei abituata a fare le ore piccole, domani sarai troppo stanca, è meglio che tu vada a coricarti”. Ed Elna, sempre sorridente, si congedava da tutti e si ritirava nelle sue stanze. Lui si rivolgeva poi a noi, dicendo: “Elna è molto delicata, è come una bambina indifesa, devo pensare io alla sua salute”.
    Nel periodo in cui fu costretta a letto da una malattia non grave ma noiosa, mi pregava di farle compagnia, mi recavo allora da lei, già nel primo pomeriggio. Le piaceva raccontarmi episodi della sua infanzia, della sua giovinezza, si entusiasmava quando riusciva a parlare della sua Norvegia. (...) Si confidava con me, sospirando asseriva di essere stata al corrente delle infatuazioni del marito per qualche signora.
    “Non sono mica cieca”, diceva, però subito dopo, con saggezza filosofica, soggiungeva: “Tanto sono cose passeggere, ritorna sempre da me, anche questa volta passerà”.
    Era molto dignitosa, quasi austera, non era incline a manifestare apertamente i suoi sentimenti, neanche con suo marito. Soffriva in silenzio.
    Mi confessava di averlo sempre amato senza riserve, però talvolta, essendo di carattere sincero e impulsivo, non gli risparmiava frecciatine e commenti un po’ sarcastici.
    Gustavo, abituato ad essere incensato, osannato e adulato da tutti, se ne risentiva, e molto spesso discutevano per cose estremamente banali. Allora lui andava in crisi, si sfogava con me e con altri amici, lamentandosi di non essere compreso, a volte, di essere addirittura maltrattato. Ma quando la burrasca passava... dimostrava una tenerezza infinita nei suoi confronti. Era soggiogato dalla sua signorilità e dal suo carattere forte». (Giordano, M.L., Rol e l’altra dimensione, pp. 93-98).

    Quello che Giordano dice è essenzialmente giusto, ma va contestualizzato agli anni ’80 e tenendo sempre presente quanto detto in precedenza sul loro rapporto, per evitare messe a fuoco sbagliate e fuorvianti.
    Giordano raccolse anche alcuni ricordi di Arturo Bergandi, factotum in casa Rol dalla fine degli anni ’60 in poi:

    «Sono stato tanti anni con loro, mi commuove ricordare come si amassero, sì, a volte discutevano, poi facevano subito la pace, si adoravano. Ne raccoglievo le confidenze, lui era tenerissimo nei confronti della moglie, cercava di assecondarla in tutto quello che poteva. Scriveva biglietti affettuosi per lei, mi incaricava di darglieli quando magari doveva correre in fretta da qualche malato.
    «E la signora Elna sì che era una vera principessa. Il dottore ne era particolarmente orgoglioso, era affascinato dalla sua distinzione, dalla sua classe e dalla sua signorilità. Inoltre diceva che era limpida, non diceva mai bugie, non amava i pettegolezzi: per questo motivo preferiva stare in disparte.
    «In quanto a lei, anche se a volte aveva il pudore di dimostrarlo, mi confermava di averlo amato e di continuare ad amarlo profondamente.
    «‘Sì’, mi diceva, ‘è bello credere che un giorno potremo ritrovarci in un’altra dimensione, l’amore va oltre la vita, così dice Tavo’» (Giordano, M.L., cit., pp. 219-220).

    Come si può capire da questo breve approfondimento, il rapporto tra Elna e Gustavo era profondo e andava molto al di là di alcune “parentesi” affettive di entrambi.
    Rol aveva comunque una certa tendenza, soprattutto negli ultimi anni e soprattutto dopo la morte di Elna, a fare autocritica molto più del dovuto e questo perché come tutte le persone spiritualmente elevate – molti hanno parlato, giustamente, di vera e propria santità del suo modo di essere ed agire, cosa messa in discussione solo da chi non lo ha conosciuto bene o da chi non ha approfondito la sua vita ed ha giudicato superficialmente dalle apparenze – e che si sforzano quotidianamente di raggiungere la perfezione spirituale, era molto umile e duro con se stesso quando commetteva errori o leggerezze a cui altri non farebbero nemmeno caso. Rol ha sempre cercato di dare il meglio e il massimo di se stesso per tutti e si criticava quando non ci riusciva. La sua asticella era molto alta.
    È quindi tenendo presente questi elementi che si deve inquadrare ciò che disse in alcune occasioni sminuendosi e facendo una auto-critica che pare eccessiva, come nei confronti di Elna colpevolizzandosi dopo la sua morte per non essere stato migliore di quanto fosse stato, o come ad esempio nel 1975 quando dopo un esperimento il cui risultato spiegò essere «un prodotto dell’armonia» disse anche:

    «Io armonizzo le possibilità. Quando si vuole perseguire una cosa bisogna che tutti gli elementi di quella cosa siano armonizzati. La mia è stata una disciplina nella quale sono intervenuti tre fattori: l’onestà, l’adattamento e il sacrificio. L’adattamento vuol dire essere disponibili alle circostanze e alle persone. Per quanto riguarda il sacrificio io non sono diventato un santo perché sono pigro, goloso, lussurioso; però non ho mai toccato la donna di un altro. Gli amori effimeri non costruiscono niente» (Lugli, R., Gustavo Rol. Una vita di prodigi, cit., p. 110).

    Come ho mostrato nella recensione alla docu-fiction del 2023 Enigma Rol (qui) l’affermazione «pigro, goloso, lussurioso» è stata riferita dalla regista in due interviste estrapolata, generalizzata e senza inquadramento, dando di Rol una immagine, l’ennesima, fuorviante. Anche l’affermazione di non aver «mai toccato la donna di un altro» deve essere compresa correttamente. Le donne infatti “toccate” da Rol, quando le “toccò”, erano davvero di qualcun altro? Si vedrà che una risposta attenta e non supeficiale non potrà che riconoscere che Rol stesse dicendo la verità, e senza contare anzi che faceva tornare ad altri donne che avevano già perso...
    Una cosa comunque che alla “gente normale” spesso non entra in testa è che Rol non solo era diverso – ontologicamente diverso – come attestano le sue possibilità-vertice così come la profondità del suo pensiero e la sua azione benefica sugli altri, ma aveva proprio una prospettiva diversa dagli altri esseri umani in tutto quello che faceva, e questo proprio in conseguenza dell’altezza spirituale alla quale era giunto. Purtroppo chi ancora non ha compreso chi fosse e non è in grado di trarne tutte le debite conseguenze, tende a giudicarlo con quello che chiamo ormai da tempo il suo «cortissimo metro» di coscienza “normale”, dove proietta su di lui le proprie pulsioni, desideri, difetti, limiti e il proprio attaccamento ai sensi e alla mente, illudendosi che Rol sia come lui e tendendo ad abbassarlo al suo livello, applicando i filtri distorcenti del proprio giudizio superficiale.
    Per comprendere correttamente Rol – e Maestri di pari grado – occorre farlo dalla prospettiva della coscienza sublime, non da quella della coscienza comune, quadro che permette anche di capire meglio il rimprovero fatto da Gesù a Pietro: «tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini» (Mc 8, 33; si veda anche il Corano, Sûra XVIII âlKahf (La grotta), vv. 65-82).

    Qui di seguito le immagini (© Archivio Franco Rol) di 3 lettere e 1 poesia di Rol, da sinistra in alto a destra in basso: 1) a Elna Resch-Knudsen (07/04/1929) con la quale soprattutto nei primi anni comunicavano in francese; 2) a Barberina Horber (01/11/1937); 3) a Natalie de Couriss (27/08/1961; 4) a Domenica Schierano (Nuccia Visca-Alda, metà anni ’70).
    Quella a Elna è inedita, quella a Barberina l’avevo pubblicata nel 2008 ne Il simbolismo di Rol (tav. XV) dove avevo anche menzionato quella a Natalia (p. 328 nota 418, 3a ed.), che pubblico qui per la prima volta e che donai alla figlia Anne Andronikof quando andai a trovarla nel 2003 (cfr. la foto a p. 213 del vol. IV de L’Uomo dell’Impossibile, 2022); la poesia a Nuccia-Alda è inedita a colori (Nuccia mi donò l’originale così come delle altre poesie a lei, una l’avevo già pubblicata ne Il simbolismo di Rol, tav. XII).
    A margine di quella a Natalia, lateralmente in verticale, si trova scritto:

    «... je suis trés content de Constantin. Il a beaucoup de mérite, il t’aime, il t’estime il a besoin de toi. Votre mariage a été un bienfait de Dieu» («...sono molto contento di Constantin. Ha molti meriti, ti ama, ti stima, ha bisogno di te. Il vostro matrimonio è stato una benedizione di Dio»).

    lettere Rol Elna Barberina Natalia Alda